L’uomo ha conquistato la Luna, 356mila chilometri di andata e altrettanti di ritorno nello spazio utilizzando un computer con una potenza di calcolo infinitamente inferiore a quella di uno smartphone.
È difficile apprezzare le sfide tecniche implicate nel mettere un uomo sulla luna, ma la tecnologia informatica degli anni ’60 ha svolto un ruolo fondamentale. Ancora oggi i computer che portarono l’equipaggio della missione Apollo 11 sulla Luna e lo riportarono poi a casa sano e salvo restano fra i più efficienti e brillanti mai progettati.
Il cosiddetto Apollo Guidance Computer (AGC) utilizzava un sistema operativo in tempo reale, che permetteva agli astronauti di inserire semplici comandi digitando coppie di nomi e verbi, per controllare la navicella spaziale. Era più semplice dell’elettronica negli elettrodomestici moderni che hanno pulsanti di arresto / avvio / sbrinamento controllati dal computer. Aveva circa 64Kbyte di memoria e funzionava a 0.043MHz.
L’AGC aveva il compito di gestire tutte le operazioni di navigazione, guida e controllo nello spazio. Una unità era installata sul Modulo di Comando e Servizio (Command/Service Module – CSM), una seconda invece sul Modulo Lunare (Apollo Lunar Module – LEM o LM). Rispetto agli enormi calcolatori dell’epoca, grandi come frigoriferi, aveva una taglia ridotta: 61 centimetri di profondità, 32 di larghezza e 17 di altezza, per un peso di 32 kg. Al suo interno ospitava 2800 circuiti integrati, dispositivi allora di recente invenzione (siamo nel ’69, i primi risalivano al 1959): era uno dei primi computer basato su questa tecnologia e il primo “integrato” in assoluto.
Le RAM e le ROM dell’AGC non erano basate su circuiti integrati, ma erano memorie a nuclei di ferrite: per ogni bit di informazione era necessario magnetizzare (o smagnetizzare) un piccolo anello calamitato, posto all’intersezione delle righe e delle colonne della matrice stessa di memoria; le righe e le colonne della matrice, erano costituite da sottilissimi cavi elettrici per la memorizzazione / cancellazione dell’informazione, che consentivano inoltre di leggere l’informazione memorizzata.
L’AGC era in grado di coordinare il flusso di dati proveniente dal sistema di navigazione giroscopico, dal telescopio e da due radar, e forniva agli astronauti il controllo sui motori e su tutte le operazioni di bordo. Il computer eseguiva diversi programmi dando loro un ordine di priorità – i più urgenti prima, gli altri in coda – ed era progettato per non bloccarsi nemmeno nel caso si verificasse un errore. Se pensate quante volte Windows si blocca inspiegabilmente? 😉
Il software da 6MB impiegato era (allora) il più complesso mai scritto. Dunque, sì, l’orologio digitale che portiamo al polso ma anche la penna USB sulla scrivania sono più potenti e evoluti dei computer che oltre 40 anni fa hanno portato gli uomini a camminare sulla Luna.
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